venerdì 2 giugno 2017

Da pensiero "femminista" a pensiero "femmina"


Vediamo ora come la medicina occidentale, dai suoi albori, pone le stesse basi sino ad ora osservate.
Ippocrate nel testo ‘sui disturbi delle vergini’ spiega la fisiologica tendenza delle donne all’instabilità ed alla loro tendenza ad autodistruggersi, da cui originano patologie a diversi livelli. Quindi la natura, nelle donne, si manifesta più debole a causa del ciclo mestruale.

La cura consigliata? Cercarsi un uomo ed accasarsi quanto prima. In un sol colpo sono distribuiti sigilli che ancora perdurano nell’inconscio della collettività femminile e maschile sulla funzione della famiglia, sul ruolo della donna in essa, e la sua funzione riproduttiva come valore intrinseco.
In questa direzione, possiamo continuare con la carrellata degli autori e filosofi che si avvicinano al nostro tempo.

Iniziamo da Nietzsche che parte dal presupposto che  ‘ogni relazione che non eleva, abbassa’ , nel matrimonio gli uomini scendono alquanto, mentre le donne, al contrario sono innalzate.
Continuando con Schopenhauer, che vede nella donna la particolarità nella cura per l’infanzia (perché esse stesse sono puerili, sciocche e miopi), occupano un posto intermedio tra il fanciullo e l’uomo.
Rousseau invece parla dei diversi gusti tra i sessi che porterebbero uomini e donne a vivere separati. Lo stesso sostiene una società che deve contemplare il disordine femminile, ma che può e deve essere circoscritto in circoli  dove le stesse  si sentano libere di spettegolare.

Questo modo di pensare non vi deve sembrare così cambiato ai giorni nostri, ha solo un’altra maschera ed altri mezzi.

Il mio non è un pensiero femminista ma un pensiero ‘femmina’, circolare e di unione tra natura e creature viventi. Chi come me ha a cuore le sorti dell’umanità, avverte la necessità di far sentire la propria voce, affinché le donne, per prime, si scrollino di dosso la paura di esprimere liberamente il loro vero Essere.

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