venerdì 2 giugno 2017

La madre di Giulia


Dopo poco tempo ci trasferimmo in una casa col soffitto in legno e due grandi cortili. Dal portone principale entrano i cavalli abbeverarsi, stanchi di trainare i loro carretti colmi e pesanti. La mia mamma mi dice di rivedere la propria mentre fa la stessa azione: apre il portone del suo podere, offrendo ristoro ed anche qualche moneta ai viandanti poveri. Un ricordo flebile, dato che si è ritrovata orfana all’età di cinque anni.

In questa nuova casa la mia vita è cambiata totalmente. Mio padre ha iniziato a dare vita al suo sogno ma, questo comporta la necessità del mio aiuto costante nelle faccende domestiche. Non posso più andare a scuola. Il senso del dovere e l’obbedienza vivono in me sopra ogni cosa. Ho paura di parlare della mia delusione, del mio sogno infranto e penso che un giorno ritornerò a scuola, per conoscere tutto ciò che nella mia fantasia vuol trovare riscontro.
Sono svegliata alle quattro del mattino e subito inizio con le preghiere dedicate al giorno che comincia. I miei genitori sono ‘credenti’ ed in casa si osservano le regole della preghiera, che cadenzano lo scorrere della giornata sino ad arrivare al dopo cena, con tutta la famiglia  che si dedica alla recita del rosario.

Le stoviglie che saranno caricate sul carretto e che mio padre andrà a vendere, spesso sono avvolte da fogli di giornale e qui si spalanca il mio cuore. Rubo frammenti di quelle pagine e leggo!  In quei momenti vorrei urlare la mia voglia di conoscenza, la mia voglia di scoperta, ma le mie giornate scorrono tutte uguali, con mia madre sempre più stanca, e mio padre sempre più teso verso la sua realizzazione. Talvolta capita che tutto il lavoro di una settimana vada perduto, magari per il crollo del forno che viene creato di volta in volta per la cottura degli oggetti. In quei momenti mio padre va su tutte le furie, inizia ad urlare e picchiare chiunque gli capiti a tiro. Il più delle volte sono io che prendo le botte ma non perché lui ce l’abbia con me, ma perché difendo i miei fratelli che colpe non hanno, del resto, come me.

I miei fratelli aiutano mio padre nel lavoro ma frequentano anche la scuola.
Talvolta mi capita di pensare: perché non posso andarci anch’io? Perché sono Donna? Ho una sorella più piccola ma lei non è triste di essere Donna, perché potrà studiare, lo dicono tutti. Questo non lo trovo molto giusto, ma quando mi sorprendo a pensarlo inizio a pregare, per chiedere scusa a Gesù, alla Madonna e all’Angelo custode. Poi con la mia fantasia divento ciò che voglio, vado dove voglio e nessuno mi ferma più.
La domenica pomeriggio è abitudine della famiglia riunirsi a suonare e ballare. Arrivano sempre gli amici del vicinato. C’è chi suona la chitarra, chi la fisarmonica ed io canto e ballo.
In una delle solite domeniche è arrivato un amico di mio fratello Franco, è un bel ragazzo alto con occhi grandi e neri, balla e canta molto bene. E’ simpatico e racconta tante barzellette, io rido e dimentico la mia tristezza.


Ho sentito i miei fratelli dire che presto organizzeranno una festa di primavera, e mia madre la notte cuce un abito per me. Lei mi ha insegnato che il sacrificio è il mastice che tiene insieme le realizzazioni della vita.

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